L’incantevole scenario deglispazi seicenteschi con la Sala di Diana, l’eleganza della Galleria Grande conle musiche composte appositamente da Brian Eno,la solennità della Cappella di Sant’Uberto, opere settecentesche di FilippoJuvarra, le fastose decorazioni unitamente a Ripopolarela Reggia, il suggestivo allestimento sulla vita di corte di PeterGreenaway, rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza,il percorso espositivo della Reggia sulla storia e l’arte sabauda cheaccompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e pianonobile, e che quest’anno si presenta ulteriormente arricchito conimportanti novità. Nellamagnificenza della Residenza barocca, nelle sale seicentesche delle tenaglia castellamontiana,si possono visitare per la prima volta completamente riallestiti gli affascinantiAppartamenti della Duchessa Maria GiovannaBattista di Savoia Nemours, la seconda Madama Reale, moglie del Duca CarloEmanuele II alla quale, con i simboli della dea Diana, è dedicata tutta laReggia. Le sale, in precedenza occupate dalle installazioni multimediali diPeter Greenaway, sono restituite al pubblico godimento nella visionecomplessiva degli stucchi di Bernardino Quadri e degli affreschi dei pittoriRecchi. Il nuovo allestimento mira a recuperare la funzione originaria degliambienti attraverso un allestimento che propone nelle anticamere, camera,alcova e gabinetto di toeletta arredi e dipinti consoni ed evocativi di quellioriginali citati negli inventari. L’anticamera delle Cacce Acquatiche (sala19), che introduce l’Appartamento, accoglie la serie delle Residenze Sabaudedel Maestro delle Residenze e le vedute di Venaria di Melchior Hamers. Nellasuccessiva Anticamera dei Saettatori Famosi (sala 20) inizia l’Appartamentovero e proprio, caratterizzato dalla tappezzeria in taffetas cremisi, ripropostasulla base delle indicazioni documentarie, che ne evidenzia la dimensioneprivata rispetto alle sale precedenti. E’ noto come nella sua residenzacittadina di Palazzo Madama a Torino la duchessa amasse circondarsi di arazzi,specchi, argenti sontuosi e cineserie. Rimanda quindi al suo gusto raffinato lapreziosa scrivania mazzarina in prestito dal Museo Civico d’Arte Antica diPalazzo Madama, con il monogramma della duchessa intarsiato sul piano e suifianchi del mobile. Strettamente legate al carattere femminile di questiambienti, sono qui riunite le Muse di Antiveduto e Imperiale Grammatica,vertice della pittura caravaggesca in Piemonte e già in antico nelle collezionisabaude. Seguono le sale più riservate e intime della Reggiaseicentesca: la Camera degli AnimaliQuadrupedi e l’alcova dei Cacciatori (21). Come descritto da Castellamonte l’ambiente era composto da una camera con vicinaalcova, ad uso del letto. Al trave centraledella volta erano infatti già in origine appese le cortine che delimitavano la zona vera e propria del letto, così come propostonell’attuale allestimento. Gli arredi e idipinti presenti in sala, tra cui un ritratto di Maria Giovanna Battista in prestito dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi, restauratoper l’occasione dal Centro di Conservazione eRestauro La Venaria Reale, rimandano ai documenti inventariali che descrivono in questa camera un letto indamasco, sedie, taboretti e vari dipinti confiori e frutti. In fondo a sinistra un piccolo varco conduce attraverso unascala a chiocciola al piano ammezzato, dove lecameriere avevano accesso al guardaroba delladuchessa. Si entra infine nel gabinetto di Toeletta detto Gabinetto degliUccelli Il servizio da toeletta di manifatturafrancese, in prestito dal Museo Civico d’ArteAntica di Palazzo Madama, recante un monogramma identificabile con quello di Madama Reale, evoca la funzione originariadell’ambiente. L’intaglio squisito delle suppellettilia motivi vegetali e uccellini dialoga con le raffigurazioni mitologiche della volta in cui è raffigurata l’Araba fenice risortadalle proprie ceneri corteggiata e onorata damolti uccelli come loro Regina. Questo piccoloambiente è inoltre arricchito da un pregevole prestito dai Musei di Strada Nuova di Genova, La Diana Cacciatrice di JanMiel, pittore noto protagonista nella Sala diDiana. Nelle due grandi anticamere dell’Appartamento (sale 17 e 23), l’arrivo di altri tre arazzi di proprietà dell’istitutoIntesa Sanpaolo darà modo di presentarel’intero ciclo della manifattura di Bruxelles con le cacce di Diana e Apollo, con rimando alla predilezione per i paratidi Carlo Emanuele II. Nel 1671 il Duca avevainfatti fatto acquistare per la Reggia, direttamente nelle Fiandre, sei arazzi con cacce per le stanze verso i Giardini.

La quadreria ospite: la collezione del Principe Eugeniodella Galleria Sabauda

Nelle sale seicentesche dellatenaglia castellamontiana verso la corte (sale 24, 25, 26), un tempoAppartamento della Principessa Ludovica, sorella del Duca Carlo Emanuele II, èospitato un nucleo importante della prestigiosa Quadreria del Principe Eugenio di Savoia diproprietà della Galleria Sabauda di Torino. Noto come brillante condottierodell’esercito imperiale di Leopoldo I d’Asburgo per le vittorie riportatecontro i Turchi, il principe Eugenio fu anche un raffinato mecenate e un grandecollezionista. La sua quadreria, collocata nel Belvedere e nel Palazzo di Cittàdi Vienna, era ammirata dai contemporanei come una delle più notevoli a livelloeuropeo, per la particolare ricchezza di dipinti fiamminghi e olandesi; all’indomanidella morte del principe, nel 1736, fu messa in vendita dalla nipote Vittoria,sua unica erede e fu acquistata dal cugino, il Re Carlo Emanuele III di Savoia.Quasi 200 dipinti giunsero a Torino nel 1741, dove furono allestiti a Palazzo Realeper poi costituire, con altri capolavori di proprietà dei sovrani, la Reale

Galleria aperta al pubblico nel1832, e poi, dal 1932, denominata Galleria Sabauda.

In attesa del trasferimentodell’intera Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale e dopol’importante esposizione I quadri del Re (Sale delle Arti della Reggia, 5aprile 2012 – 13 gennaio 2013), più di 60 opere della quadreria del PrincipeEugenio sono ora temporaneamente ospitate nelle sale della Reggia. L’allestimentodei dipinti su più ordini intende evocare l’aspetto originario della Reggiaseicentesca dove, come riporta Castellamonte, più di 4000 quadri “di Pittori diprimo grido, antichi, e moderni, e di prezzo inestimabile” ricoprivano lepareti con le loro cornici dorate, in “bellissimo ordine disposti”. LaQuadreria del Principe resta quindi ad impreziosire le sale seicentesche dellaReggia con le opere di gusto classicista della grande tradizione emiliana:Guido Reni, Francesco Albani e Carlo Cignani, i numerosi paesaggi fiamminghi eolandesi di Brueghel e Griffier e i raffinati quadretti olandesi da Cabinet,con scene di vita quotidiana, soggetti mitologici e ritratti, come lo splendidoRitratto di geografo di Gerard Dou.

La magnificenza ritrovata nelle sale settecentesche delPercorso Cerimoniale In linea con l’allestimentodegli appartamenti privati del Re e della Regina nel Padiglione Garoviano,presentato a marzo 2012, le sale settecentesche di parata del PercorsoCerimoniale che precedono la Galleria Grande (sala 30, 36, 37) sono statecoinvolte da un allestimento volto a restituire agli ambienti un aspetto diregale magnificenza legato all’originaria destinazione d’uso, accentuato dalrecupero della Terrazza della Regina verso ilParco alto. In queste sale nel Settecento l’arredo eraper lo più costituito datavoli da muro, consoles, panche e taboretti lungo le pareti; alludono a talefunzione il prezioso divano con lo schienale in legno intagliato e dorato, diprobabile disegno Juvarriano e gli otto taboretti in prestito dal Museo Civicod’Arte Antica di Palazzo Madama. Grazie alle testimonianze dei viaggiatori chepassarono a Venaria nel Settecento è possibile ora rivedere in Reggia, se nonle opere perdute nel 1798 per mano delle truppe francesi d’occupazione, almenoalcune ad esse affini per stile e gusto. È il caso, per esempio, del tavolo damuro con piano intarsiato in marmi policromi con al centro una scena dipaesaggio in lapislazzuli, in prestito dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi,che rimanda alla «belle table d’un seul morceau de lapis», che colpì nel 1765l’astronomo francese Lalande. Fra i viaggiatori transitati a Venaria fu ancheil politico austriaco Karl von Zinzendorf, collaboratore di Giuseppe II, che,visitandola nel 1765, oltre che dalle architetture di Juvarra, fu colpito, inparticolare, da «une statue de marbre répresentant l’amour couché», che gli fudetto esser stata trovata «parmi les ruines de l’ancien ville d’Industria».Tale statua è ora evocata dallo splendido Cupido dormiente su pelle leonina diarte romana, proveniente dalle collezioni sabaude, concesso in prestito dalMuseo di Antichità di Torino: vero coup de théâtre del Percorso Cerimoniale.

Il segreto del ritratto di Vittorio Amedeo III Il percorso della Reggia così rinnovato ed arricchito sipuò concludere con la visita alla mostra La Barca Sublime, il “Bucintoro del Re di Sardegna”, il più incredibile deimanufatti di Casa Savoia, l’ultima imbarcazione veneziana originale del Settecentoesistente al mondo, presentata con uno spettacolare allestimento multimedialeall’interno della Scuderia Grande. Fra le opere che costituiscono il nuovoallestimento della Reggia, spicca un ritratto di Vittorio Amedeo III realizzato da Luigi Pugnani nel 1782, di collezione privata, esposto, dopo un accurato restauro,per la prima volta al pubblico. In esso il sovrano è raffigurato in modo assaiparticolare, differente dalla classica iconografia sabauda, a partiredall’inusuale cappello con brillante. In realtà, per eseguire il ritratto, ilpittore prese a modello un ritratto dell’imperatore Carlo VI (opera di Martin vanMeytens) in cui questi era raffigurato con un abito che era proprio del soloimperatore. È probabile che Pugnani, giovane allievo dell’Accademia Albertina,volesse omaggiare Vittorio Amedeo III, alludendo allo stretto rapporto cheuniva i Savoia al Sacro Romano Impero e dando espressione iconografica allapolitica tedesca del sovrano.

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