[oblo_image id=”1″] Forse avrebbe voluto che per il suo addio risuonassero le note di Moonlight Serenade nell’inimitabile versione di Glenn Miller. Le stesse note che avevano accompagnato il suo ritorno a casa dopo aver vissuto le atrocità del campo di concentramento nazista di Mathausen. Da allora, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno – più semplicemente Mike – è stato qualcosa di più di un semplice presentatore. Ha incarnato la tv stessa con la sua impareggiabile forza nell’entrare nelle case della gente: intrattenere, incuriosire, tenere incollati milioni di spettatori davanti al piccolo schermo con quiz così uguali e così diversi l’uno dall’ altro. L’annuncio della sua morte per un infarto è rimbalzato da Montecarlo in una serena mattina di fine estate. Aveva 85 anni ed era impegnato nell’ennesima avventura firmata stavolta dai canali satellitari di Sky. Prima aveva rivoluzionato come nessun altro le reti pubbliche e private con programmi apparentemente semplici ma dallo straripante seguito di pubblico. Se la tv ha unificato l’Italia del dopoguerra, Mike Bongiorno ne è stato il paladino più valoroso. Da Arrivi e partenze a Lascia o Raddoppia, da Flash a Bis, da Rischiatutto a Genius, da Telemike a La ruota della fortuna ha sdoganato il quiz rendendolo spettacolo, giocando con la stessa disinvoltura con le vallette (quelle originali…) e con le proprie gaffe. Autoironico senza darlo a vedere, si divertiva a scherzare con il pubblico facendosi gioco dei suoi errori e delle innumerevoli imitazioni. Intere generazioni di conduttori si sono formati attingendo al suo stile: qualcuno lo ha ammesso, altri hanno preferito prenderne le distanze rosi dall’invidia. Perchè Mike Bongiorno rimane l’icona del più straordinario mezzo di comunicazione moderno: davanti alle telecamere riusciva  fare le cose seriamente senza prendersi mai troppo sul serio. Leggero e incancellabile come quelle note di Glenn Miller. Moonlight Serenade

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