[oblo_image id=”1″] C’è un sottile piacere a dire ora che nel rugby i valori sono sacri, a catechizzare sull’importanza di considerare chi veste un’altra maglia come un avversario e non come un nemico, a sminuire il valore di un risultato al cospetto dell’etica sportiva. Perchè anche affermazioni così impeccabili assumono un gusto tutto nuovo adesso che la nostra nazionale ha finalmente chiuso non soltanto a testa alta, ma con le braccia alzate al cielo. Ricevere pacche sulle spalle fa piacere, poterle dare ai rivali appena sconfitti è francamente meglio. Se poi chi sta nell’altra metà campo si chiama Francia, tutto assume i crismi dell’impresa.

L’Italia conquista per la prima volta il trofeo Garibaldi con una gara pressochè perfetta. 3-0 con il calcio piazzato da Bergamasco dopo appena due minuti e poi tutto il resto della sfida ad inseguire. Magari tenendo il pallino del gioco in mano, dominando per intensità e grinta ma rimanendo sempre indietro nel punteggio. 6-8 all’intervallo, 6-18 a metà ripresa: gli azzurri barcollano sotto i colpi di Parra. Stavolta però restano in piedi e quando fiutano che l’avversario non è in giornata, colpiscono dove fa più male. La nostra mischia suona la carica, Semenzato si rivela la sorpresa più bella di questo 6 Nazioni e Masi schiaccia in meta il pallone che rende una bolgia il Flamino. Manca la ciliegina sulla torta: sul 19-21 è Bergamasco ad avere il calcio piazzato che separa una giornata di gloria dall’ennesima occasione mancata. Non era stato impeccabile fino a quel momento, ma è glaciale quando conta davvero.

Il disperato assalto finale transalpino ci tiene con il fiato sospeso. Stavolta però l’urlo di gioia non rimane strozzato in gola e Mallett può scaricare la tensione per un periodo (molto lungo per la verità) passato ad ingoiare bocconi amari senza raccogliere il frutto di un lavoro monumentale. Perchè anche il nostro tecnico sa che non basta dare spirito ed organizzazione ad una nazionale se poi non si possono esibire successi. L’impressione – non solo la speranza – è che questa vittoria sia la svolta. Perchè per una volta l’Italia si è dimostrata matura: ardore, impeto ma anche attenzione e disciplina. Una furia controllata che non ha denunciato amnesie o eccessi di foga: un’onda lunga che ha sommerso la Francia con pazienza e tenacia.

E ora? Ora si va ad Edimburgo sapendo che il cucchiaio di legno non è più uno spauracchio e con la convinzione che sia possibile chiudere con il secondo successo. Eh già, le vittorie hanno questo difetto: quando si comincia ad assaporarle, non si vuole più rimanere a bocca asciutta.

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