[oblo_image id=”1″]2 Ottobre 2006: Passa al senato statunitense la proposta di legge che vieta, a banche e compagnie di carte di credito, la possibilità di effettuare versamenti destinati al gioco d’azzardo online.

20 Dicembre 2007: Microsoft, Yahoo e Google, vengono condannati dal giudice Catherine L. Hanaway al pagamento di un’ingente penale, colpevoli per la loro collaborazione pubblicitaria con il gambling virtuale fra 1997 e 2007.

3 milioni di dollari vengono pagati da Google, che non contesta la sentenza, ma neppure ammette le proprie colpe. Identica la reazione di Yahoo al verdetto del giudice Hanaway: pagherà 7,5 milioni di dollari senza contestazioni nè mea culpa. Quest’ultima cifra sarà ripartita fra soldi incassati dagli Stati Uniti (3 milioni di dollari) e fondi stanziati per un’educativa campagna online sui rischi del gioco d’azzardo, prevista per l’inizio del 2008 (4,5 milioni di dollari…l’avreste mai detto che potesse essere così costoso allestire un sito internet che vi avverta del fatto che, giocando d’azzardo da mattina a sera, potreste ritrovarvi in mutande?).

Ma il giudice Hanaway ha conservato la sua mazzata più vigorosa per Microsoft: 21 milioni di dollari. 4,5 milioni per gli USA, 7,5 milioni per i bambini dell’IMEC (International Center For Missing and Exploited Children), 9 milioni per la suddetta campagna online antigambling (sarà un sito epocale).

Totale del bottino racimolato: 31,5 milioni di dollari. Le ire degli antiproibizionisti si scatenano contro siffatti veti alla libertà personale, chi vorrebbe semplicemente divertirsi saltuariamente, puntando qualche dollaro sul rosso o sul nero, storce un po’ il naso, le mamme sono più tranquille.

C’è da dire che forse, un forse dovuto a chi ritiene l’assuefazione da gioco d’azzardo una malattia, perdere migliaia di dollari a furia di sconsiderati click sul mouse è davvero stupido: ma il governo USA non lo è affatto.

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