[oblo_image id=”1″]La coppia di registi, attori, autori e doppiatori formata da Claudio e Pino Insegno ha deciso di tornare al cinema con la trasposizione di una commedia, interpretata e diretta dagli stessi fratelli nel 2005 al Teatro Vittoria di Roma (titolo originale: “Un marito per due”).

L’adattamento, ovviamente, ha dovuto tenere conto delle differenze fra i linguaggi dei due mezzi delle diverse aspettative del pubblico dei film rispetto a quelle degli spettatori a teatro. Se, infatti, nella pièce originale la vicenda si svolgeva in Inghilterra coinvolgendo una famiglia borghese in apparenza tranquilla, tutto ora avviene in un ipotetico borgo italiano di campagna (che nella realtà corrisponde ai dintorni di Viterbo).

La trama di per sé è molto semplice: c’è il solito marito infedele e farfallone (Pino Insegno) che tradisce la moglie (Marta Altinier) con una donna avvenente ma pure molto svampita (Justine Mattera) la quale, stanca di vivere da sola, si trasferisce nella villetta adiacente a quella della coppia. Gli scomodi segreti dell’uomo, così, rischiano di venire allo scoperto, dal momento che le due donne non sanno nulla dei rapporti che intercorrono tra lui e l’altra. In aiuto del malcapitato, perciò, interviene seppur malvolentieri il migliore amico di quest’ultimo (Claudio Insegno) ma, nel corso della pellicola, la situazione andrà sempre più precipitando, in un gioco continuo di equivoci e scambi di identità.

L’obiettivo che si prefiggono i due autori con tale progetto è quello di riportare in auge la farsa, trascurata da troppi anni dal mondo dello spettacolo.

Molto interessante, inoltre, è la strategia portata avanti dalla “2 Run” per quanto riguarda il product placement e le fonti alternative di finanziamento. Al centro della scenografia principale (il soggiorno dei coniugi protagonisti) è stato collocato volutamente (per un’esplicita pubblicità commerciale) il divano modello “Nicolaus” del Gruppo Natuzzi, azienda leader mondiale nel segmento delle poltrone in pelle. Il mobile, essendo conteso fra le proprietarie delle due case dirimpettaie, è proprio tirato in ballo all’interno della storia e si distingue facilmente grazie alla particolare tinta arancione.

La sceneggiatura dell’opera cinematografica insomma, sebbene presenti delle scenette comiche davvero divertenti, risulta ancora molto influenzata dallo stampo teatrale di partenza, facendo quindi pensare che questo tipo di racconto, per tutti gli sforzi che la regia possa compiere, rimanga comunque più adatto al palcoscenico che al grande schermo, dove di solito sono previsti molti più cambiamenti di scena e personaggi.

Per i sopraccitati motivi, se ne consiglia la visione solo a chi vuole passare 100 minuti in allegria, senza pretendere effetti speciali, action, insegnamenti morali sottintesi e un alto livello di produzione.


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