Un derby-farsa, che si è giocato per i primi venti minuti ma che in realtà non si è effettivamente disputato. Questo potrebbe essere il riassunto della surreale mattinata di quella che doveva essere una domenica qualunque, quando l’atteso confronto tra Salernitana e Nocerina è stato teatro di una vera e propria commedia inscenata dai calciatori ospiti, che hanno ripetutamente e in maniera palese finto infortuni per abbandonare la contesa.

Immagine dello striscione che ha sorvolato lo stadio Arechi di Salerno
Immagine dello striscione che ha sorvolato lo stadio Arechi di Salerno

La compagine rossonera è stata messa sotto grande pressione da un gruppo di circa duecento ultras, che si erano  recati a Mercato San Severino (SA), nel piazzale dell’hotel dal quale la squadra sarebbe di lì a poco partita alla volta di Salerno. Pochi dettami, tutti da ricondurre ad un unico comune denominatore: la sfida attesa da 26 anni nelle due città di Nocera Inferiore e Superiore, oltre che naturalmente nel capoluogo di provincia, non deve disputarsi. Il motivo della protesta degli ultrà rossoneri è riconducibile al divieto, imposto loro dalle istituzioni, di seguire la propria squadra in trasferta pur essendo in possesso della oramai famigerata ‘Tessera del tifoso’. Il provvedimento restrittivo ha fatto scattare l’indignazione dei supporters dei ‘Molossi’: si parla infatti di alcune minacce di morte per i calciatori della Nocerina, che salgono ugualmente sul bus che li porterà allo stadio Arechi, dove mettono in scena il primo dei tre ammutinamenti della giornata: la compagine rossonera compatta si rifiuta di scendere dal pullman, e solo dopo le rassicurazioni del questore di Salerno Antonio De Iesu, principale fautore della restrizione, fa il proprio ingresso nell’impianto, raccogliendosi negli spogliatoi per discutere sul da farsi. La prima decisione dei calciatori della formazione campana è quella di non scendere in campo per solidarietà verso i propri sostenitori, in seguito i ragazzi allenati dall’ex Napoli, tra le altre, Gaetano Fontana, decidono di fare il proprio ingresso sul terreno di gioco, seppur con mezz’ora di ritardo, quindi ad un quarto d’ora dai quarantacinque minuti che segnano l’automatica sconfitta a tavolino della squadra che sceglie di non disputare una gara. I rossoneri scendono in campo indossando una maglietta con lo stemma societario ben visibile in petto e la scritta ‘Rispetto per Nocera’ impressa a caratteri cubitali. La partita ha inizio, ma qui possiamo davvero iniziare a parlare di una terribile pagina di sport, non proprio in linea ai canoni olimpici che dovrebbero essere dogmaticamente rispettati in ogni competizione: i calciatori della Nocerina iniziano a fingere infortuni portando alla sospensione della partita perché i rossoneri, oggi in maglia bianca, dopo le ripetute defezioni rimangono in meno di sette uomini, numero minimo consentito per poter continuare a giocare.

All’arbitro, il signor Sacchi della sezione di Macerata, non resta altro che dare il triplice fischio. Inevitabili le polemiche e il grandissimo clamore suscitato da quanto è accaduto allo stadio Arechi, probabilmente un unicum nella storia dei campionati professionistici italiani.

Resta, come ha giustamente detto a fine gara il tecnico della Salernitana Carlo Perrone, molto da interrogarsi sul perché si sia arrivati a compiere un atto così grave come la palesemente volontaria ritirata da un match. Se i ‘tifosi’ hanno effettivamente minacciato di morte i calciatori della Nocerina allora si può tornare a parlare di violenza negli stadi, un tema sempre scottante sul quale nel nostro Paese si discute tanto senza arrivare a nessuna soluzione.

Perché intimidire ragazzi di vent’anni per non partecipare a quella che dovrebbe essere una serena giornata di sport, con sfottò campanilistici annessi, è davvero una macchia grave per tutta la cittadinanza e non solo per duecento imbecilli. Ma se non ci fosse stata violenza, allora anche le istituzioni dovrebbero riflettere su ciò che è accaduto: come è possibile che all’estero si disputino regolarmente incontri storicamente spigolosi, mentre in Italia non ci si prende la responsabilità di organizzare al meglio un derby regionale? Non permettere aprioristicamente ai sostenitori di una determinata squadra di accedere all’impianto per guardare una partita di calcio è una restrizione che non dovrebbe coincidere col possesso della ‘Tessera’, la quale (teoricamente) dovrebbe permettere la visione di un match.

Le indagini sono partite, la Nocerina rischia da alcuni punti di penalizzazione all’immediata esclusione dal campionato di Prima Divisione. I vertici del calcio italiano si sono riuniti per trattare quello che è diventato un caso di portata nazionale, ora resta solo da aspettare e vedere quali strascichi porterà una partita attesa ventisei anni che è durata solo ventuno minuti

Advertisement

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui