Spezia
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Spezia , lezione di stile a San Siro

Sono andati in 7.000 a San Siro sapendo che il destino del loro Spezia era già scritto. D’accordo che il Milan è in crisi, ma basta mettere a confronto i fatturati delle due società, per accantonare i sogni di gloria. Eppure, c’è qualcosa di suggestivo nell’esodo di una “città” che un mercoledì pomeriggio invade il tempio dell’Italia pallonara. Lo Spezia e i suoi tifosi hanno mostrato cosa può regalare il calcio quando è vissuto senza fronzoli, senza ghirigori. Hanno perso per 3-1 e sapevano che avrebbero perso ancora prima di giocare. Ma si è visto il patto implicito tra chi indossava una maglia in campo e chi sugli spalti si spolmonava per la stessa maglia e gli stessi colori. L’aveva detto l’allenatore Mangia prima del match: “Non chiedeteci di vincere, ma abbiamo il dovere di onorare i 7.000 che ci seguiranno”. Lo hanno fatto, hanno incassato come un pugile leggero contro un peso massimo, sono caduti, ma si sono rialzati per sferrare almeno un colpo al gigante che avevano di fronte. Non si sono fatti regalare un gol (Abbiati avrà qualcosa contro la città?), ma se lo sono presi con forza, con orgoglio. E il pubblico li ha osannati, infischiandonsene della qualificazione al prossimo turno. I sogni si vivono sul momento, mica pensando a cosa avverrà dopo: lo Spezia il suo giorno dei giorni se lo è meritato e se lo è assaporato sino all’ultimo sorso.

Anche se molti tifosi liguri non lo sanno, agli appassionati di calcio internazionale potrebbe essere venuta in mente la tifoseria del Newcastle (a dire il vero, probabilmente la cosa è reciproca e anche i supporter del Newcastle potrebbero ignorare l’esistenza dello Spezia calcio). Il Newcastle ha una storia gloriosa: fondato nel 1881, ha conquistato quattro titoli. Detta così suona bene, il dettaglio mancante è che l’ultimo successo risale al 1927. Quando la squadra dominava la Premier, St James’ Park, la roccaforte dei megpies (questo il soprannome del team), faceva registrare il tutto esaurito a ogni partita. E ora? Uguale. Stessi colori, stesso sold out, probabilmente non esattamente gli stessi spettatori perchè ridendo e scherzando sono passati 87 anni, ma senz’altro la stessa passione tramandata di generazione in generazione. Si può essere orgogliosi della propria squadra quando perde. Basta avere stile.

 

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