2014: un anno di spettacolo puro con il grande teatro a Siracusa
2014: un anno di spettacolo puro con il grande teatro a Siracusa

“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possede…rà per tutta la vita”  così sentenziava Goethe nel suo Viaggio in Italia del 1817. Oltre al sole, al mare e alle sue meraviglie archeologiche, architettoniche e naturalistiche, c’è molto di più: c’è il calore della gente e, soprattutto, a dispetto di quello che si possa pensare, si respira aria di cultura.

Tra le innumerevoli, una manifestazione su tutte è degna di menzione, un gioello che ci invidia tutto il mondo e che richiama ogni anno visitatori di tutte le nazionalità (più di 100 mila presenze l’anno): le rappresentazioni classiche che l’INDA (l’istituto nazionale del dramma antico di Siracusa) mette in scena nello splendido Teatro di Siracusa che si erge alle pendici del colle Temenite e che risale al V secolo a.C.

Il 2014 è un anno un po’ particolare per la Fondazione INDA: sono infatti trascorsi 100 anni da quel 16 aprile 1914, giorno in cui fu inaugurato il primo ciclo di spettacoli classici e giorno in cui le parole del grande drammaturgo Eschilo risuonarono per la prima volta in era moderna con l’Agamennone (curata da Ettore Romagnoli), primo dramma dell’Orestea, unica trilogia pervenutaci per intero.

L’anno 2014 diviene così l’occasione per un programma che sia insieme una proposta culturale che racconta a 360 gradi tutte le finalità della Fondazione e insieme un’offerta straordinaria che rappresenti i risultati di 100 anni di ricerca sulla drammaturgia classica.

Proprio il 16 Aprile 2014 alle ore 17,30 avrà luogo al Teatro Greco di Siracusa la cerimonia di apertura del 50 Ciclo di Spettacoli Classici con la rappresentazione dello spettacolo “Verso Argo” tratto da Eschilo e Euripide. La stagione teatrale inizierà ufficilamente il 9 maggio per concludersi il 22 giugno 2014 e vede protagonista Eschilo, esattamente come 100 anni fa, con la trilogia Orestea (Agamennone e Coefore-Eumenidi in un unico spettacolo) e Aristofane con la commedia Le Vespe (sino ad oggi in unica rappresentazione settimanale, sarà quest’anno invece alternata alle altre opere).

Ricordiamo inoltre un altro evento molto rinomato, il Festival del Teatro Classico dei Giovani, giunto ormai alla sua XX edizione, che vedrà protagonisti gli allievi di 80 scuole provenienti dall’Italia e dall’estero, al teatro di Akrai (Palazzolo Acreide) dal 12 al 31 maggio 2014.

Assistere a questi spettacoli permetterà di entrare in un’altra dimensione e di  sentirsi protagonisti della grecità classica del V secolo!

I DRAMMI

Agamennone

Dopo la lunga guerra di Troia, durata ben 10 anni, Agamennone ritorna vincitore in patria e si ricongiunge a sua moglie, Clitemnestra. Con sè porta da Troia distrutta la profetessa Cassandra, come concubina e schiava personale. Al suo arrivo al palazzo degli Atridi, Clitemnestra lo accoglie con pompa e onori spettanti ad un sovrano che torna dopo tanto tempo in patria. Cassandra, sulla soglia del palazzo si arresta e si rifiuta di procedere oltre, poichè profetizza la propria morte e quella dello stesso Agamennone.

Il delitto sarà efferato, e placherà le Erinni, divinità vendicatrici che insidiano la vita del re a causa delle terribili colpe che gravano su tutta la stirpe degli Atridi (il padre Atreo, infatti, aveva ucciso i figli del fratello Tieste e ne aveva offerto le carni in un banchetto).

Di fronte allo sgomento del popolo per l’accaduto, Clitemnestra, responsabile assieme ad Egisto (suo amante, nonché cugino di Agamennone, unico figlio di Tieste sopravvissuto) della morte del proprio marito, prende il potere e, con questo efferato omicidio, si vendica della figlia Ifigenia che Agamennone sacrificò suo malgrado agli déi per propiziarne il favore e muovere la flotta alla volta di Troia.

Coefore-Eumenidi

Al centro della scena è la tomba di Agamennone. Oreste, che era stato allontanato dal Palazzo fanciullo, ritorna in patria e, mentre fa sosta alla tomba del padre, vede avanzare un corteo di schiave troiane che portano libagioni funebri (le Coefore): fra loro identifica la sorella Elettra che dapprima non riconosce il fratello, ma superati i dubbi iniziali e le paure, avviene il riconoscimento e il ricongiungimento dei due figli di Agamennone. Ora è il momento di mettere in atto la vendetta: in un coinvolgente corale le voci dei fratelli e del Coro si alternano, a invocare lo spirito del morto perché li aiuti nel loro sanguinoso progetto.

Oreste, accompagnato dall’amico Pilade, si presenta alla reggia fingendosi stranieri, portando alla Regina il falso annuncio della morte di Oreste. Clitemnestra invita quindi gli ospiti a entrare nella reggia e manda a chiamare Egisto, il quale grazie a un intervento del Coro e alla complicità della Nutrice, giunge senza scorta di armati e, entrato nel palazzo, viene ucciso da Oreste. Accorre Clitennestra e, dopo un’ intensa scena in cui Oreste esita di fronte alle parole e alle invocazioni di pietà della madre, la uccide.

Ma subito appaiono le Erinni, le terribili dee vendicatrici degli inferi dalle sembianze mostruose e raccapriccianti, che perseguitano i delitti di sangue compiuti contro la famiglia. Interviene Apollo in aiuto di Oreste (è proprio il dio che gli impone l’uccisione della madre) che lo affida ad Atena la quale convince le Erinni a sottoporre la decisione al tribunale degli ateniesi, l’Areopago.

Oreste viene assolto e le Erinni vengono placate con sede e venerazioni perpetue ad Atene, trasformandosi così in Eumenidi, ossia “benigne”.

Le Vespe

Il vecchio Filocleone ha la mania di partecipare ai processi come giudice popolare. Il figlio Bdelicleone, per evitare che il vecchio possa correre in tribunale e trascorrere lì tutto il giorno, ha  deciso di rinchiuderlo in casa. Filocleone, aiutato dai suoi compagni di tribunale, tenta invano la fuga. Il figlio tenta di convincerli che il grande potere che essi credono di esercitare è in realtà una mistificazione: i giudici popolari sono solo uno strumento nelle mani di chi esercita il potere.

La voglia di Filocleone di assistere a un processo è tale che Bdelicleone, per accontentarlo, inventa un grottesco giudizio in casa propria: l’imputato è un cane, reo di aver mangiato un pezzo di formaggio. Filocleone è propenso a condannarlo, ma il figlio con l’inganno lo induce a mettere il proprio voto nell’urna dell’assoluzione. Il cane viene così assolto e il vecchio, sconvolto dall’inaspettata conclusione del giudizio, decide finalmente di smetterla con i processi. Bdelicleone allora introduce  il padre alla vita mondana e a questo scopo lo conduce a un simposio, dove però il vecchio si comporta in modo inqualificabile, insultando i convitati e sottraendo loro un’avvenente flautista. Rischierebbe di scoppiare una rissa, ma tutto si aggiusta e alla fine i convitati escono di scena in corteo tra salti e piroette .

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