Per il Darfur contro Pechino: Steven Spielberg si unisce ai colleghi Brad Pitt, George Cloony e Mia Farrow e diventa paladino della causa della popolazione della regione africana e lascia il criticato incarico di consulente artistico alle olimpiadi 2008.

[oblo_image id=”2″]La mia coscienza – ha detto il regista – non mi consente di continuare come se niente fosse. Una decisione arrivata nel giorno in cui un gruppo di premi Nobel inviava una lettera al presidente cinese chiedendo pressioni sul Sudan perché cessino le atrocità in Darfur, nel rispetto degli ideali olimpici. Una scelta, quella di Spielberg, poco apprezzata dai cinesi: quello che ha fatto è stato infantile, e ancora, gli artisti non dovrebbero intervenire nelle questioni politiche, colti di sorpresa dall’annuncio del regista, tanto che questi hanno potuto solo prendere atto della posizione dell’artista americano, impegnandosi a studiare il da farsi.

Spielberg era già stato attaccato per non aver usato la sua influenza sul governo di Pechino che ha interessi in Sudan e che si è opposto all’invio di forze di pace dell’ONU nella regione. Di qui la decisione di dire no ai giochi olimpici.

E l’addio di Spielberg potrebbe rappresentare un duro colpo per la voglia cinese di fare di Pechino 2008 il prestigioso simbolo dello sviluppo e dell’integrazione del Paese nella società globale, obiettivo per il quale il governo ha investito miliardi di euro.

A sei mesi dai Giochi olimpici di Pechino si moltiplicano le iniziative per illuminare il dramma di una guerra che sembra senza fine: a Roma Diamo voce al Darfur all’Auditorium Parco della Musica, il 24 febbraio alle 18.00 con Fiorella Mannoia, Monica Guerritore, Mariella Nava e Mario Tozzi.

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