Marco Pantani
Marco Pantani
Riapertura del caso per la morte di Marco Pantani , per Nibali “riparlarne fa male al ciclismo

E no, caro Nibali. Stavolta non si può proprio essere d’accordo con te e lo diciamo con tutto l’affetto e la gratitudine per l’impresa che hai appena compiuto al Tour facendo riavvicinare migliaia e migliaia di appassionati a uno sport lacerato da inchieste, sospetti e scandali. Dire che “riparlare di Marco Pantani e della sua fine faccia male al ciclismo” è una dichiarazione troppo superficiale, soprattutto se a pronunciarla è qualcuno che oltre a saper compiere mirabilie sui pedali, ha sempre dimostrato di dire ciò che pensa e di pensare ciò che dice.

Riaprire il caso servirà a spazzare via i dubbi, a cercare una verità alternativa o quanto meno a mettere fine all’angoscia di chi è convinto che qualcosa sia stato insabbiato, taciuto, depistato. Al ciclismo non farà mai male qualcosa che si propone di fare chiarezza: sono stati i silenzi e l’omertà a vanificare i sacrifici – e sono davvero tanti – di chi passa le giornate a macinare centinaia di chilometri affidandosi soltanto alle proprie gambe e a tubolari larghi una manciata di millimetri. La riapertura dell’inchiesta sulla tragica fine di Marco Pantani rende giustizia all’uomo ancora prima che al campione. Ed è in controtendenza rispetto all’errore più comune che viene fatto rielaborando la carriera del Pirata. Il tramonto cominciato con la sospensione a Madonna di Campiglio – anch’essa ricca di contraddizioni e omissis – non ha intaccato l’immagine del fuoriclasse. Marco Pantani ha vinto soltanto 46 tante ma come chiosato dalla penna fulgida di Gianno Mura “ogni vittoria assomigliava a un quadro d’autore” per il modo in cui veniva disegnate sulle strade più impervie che conducevano alle cime che hanno creato la leggenda del ciclismo. Oggi non ci manca il campione che vive ancora nei ricordi di chi lo ha visto, nei filmati che continuano a essere ricercatissimi sul web, nei racconti di chi ne parla giurando che nessuno ha saputo emozionare come lui. Non sarà stato il più forte di sempre, ma non ne nascerà un altro che correrà così: le stesse cose che si possono dire per un Federer o un Maradona.

Ciò che ha fatto Pantani non si dimentica, ciò che gli hanno fatto non si può cancellare. E’ l’uomo Pantani a essere in credito con la sorte: in troppi non se ne sono accorti nel tunnel di depressione e tossicodipendenza in cui si era infilato preoccupandosi di farlo risalire sui pedali senza chiedersi se fosse possibile ridargli serenità prospettandogli una vita diversa. Almeno la memoria di quegli ultimi giorni va rispettata e per farlo è giusto che l’inchiesta si riapra per svelare cosa realmente è successo. Ed è giusto che tutti sappiano cosa è avvenuto in quel residence riminese. La verità può far male ma non può far paura. E’ come una salita, ti può togliere il fiato e distruggere i muscoli ma vale sempre la pena di essere scalata. Il silenzio è come una buca che inghiotte senza far rumore. Anche dopo 1o anni, non è mai troppo tardi per spezzarne il muro.

Le dichiarazioni di Vincenzo Nibali su Marco Pantani

Advertisement

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui