[oblo_image id=”1″] Domanda semplice: può ritirarsi uno che sa ancora far gol del genere? Se lo devono essere chiesti in tanti vedendo l’ennesima perla di Pavel Nedved nel suo Olimpico. E i dubbi sono aumentati ammirando il biondino con la maglia numero 11 aver voglia di rincorrere per 30 metri un avversario nei minuti di recupero nonostante il risultato fosse ampiamente in cassaforte. Nessuno vuole fare pressioni: per smettere senza attendere il declino ci vuole coraggio; per certi versi è meglio abbandonare tra il rammarico di chi ti supplica di rimanere piuttosto che con i solleciti di chi ti considera un peso. Tuttavia, fa un certo effetto pensare a Pavel Nedved lontano da un campo da calcio senza la sua zazzera bionda ad imperversare in lungo e in largo. La Juve ha già garantito che una poltrona in società è riservata, ma contemporaneamente si fa sempre più pressante l’opera di convincimento per prolungare la carriera da calciatore per almeno un’altra stagione. E vengono in mente le parole di un altro grande dello sport, di un lottatore instancabile come Felice Gimondi: “Dopo il ritiro dalle corse, ho continuato a vivere nel mondo del ciclismo, ricoprendo ruoli importanti e togliendomi parecchie soddisfazioni. Tuttavia, ancora oggi ho il dubbio che non si trattasse del mio vero lavoro. Quello era fare il corridore su una bicicletta“. Le leggi della natura non si cambiano e anche Nedved dovrà appendere le scarpette al chiodo. La speranza è che si prenda tutto il tempo necessario. Perchè se qualcuno è nato per correre su una bicicletta, qualcun altro è nato per correre dietro ad un pallone.

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