Ancora un gol decisivo per Fernando Llorente
Ancora un gol decisivo per Fernando Llorente

Bidone, bollito, pacco, rudere, scarpone, sarchiapone. La letteratura sportiva si è sempre divertita a etichettare con ammirevole creatività lessicale i giocatori che sembravano non aver nulla da dare su un campo di calcio. La domenica appena andata in archivio segna la definitiva consacrazione o (ri)consacrazione per chi era arrivato o tornato nel nostro campionato tra lo scetticismo generale. Se la Juventus è in testa, lo deve anche ai gol di Fernando Llorente. Un periodo di ambientamento e  la volontà di Conte di inserirlo progressivamente erano stati sufficienti per far sbizzarrire la critica parlando di acquisto sbagliato, di colpo a vuoto, di pacco arrivato senza ricevuta di ritorno dai Paesi Baschi. E invece ora le statistiche ci parlano di un attaccante che, rapportando il numero di gare giocate, ha numeri simili a David Trezeguet: un accostamento ovviamente ancora eccessivo ma che sarebbe apparso blasfemo qualche tempo fa. Rimanendo a ciò che si è visto allo Juventus Stadium, impossibile non spendere due parole sul numero di un trentaseienne che di nome fa Totò, di cognome Di Natale e che si è inventato un sombrero di tacco al volo straordinario nell’intenzione e quasi surreale nella perfezione dell’esecuzione al punto da mandare uno spaesato Bonucci al bar.

Kaka, vero leader della riscossa Milan
Kaka, vero leader della riscossa Milan

La domenica si era aperta col successo esterno del Milan griffato ancora una volta Kaka. Il brasiliano era stato riaccolto tra le note di “Nostalgia canaglia” e le immagini di “Amarcord”: dopo essersi eclissato col Real, come si poteva sperare che la sua stella tornasse a splendere? E, invece, un dirigente ritenuto anche lui bollito come Adriano Galliani, a conti fatti è riuscito nel capolavoro di portare un diamante grezzo in Italia a poco per poi rivenderlo a tantissimo e , infine, nel farselo restituire gratis. Se il futuro del Milan appare ora meno cupo all’orizzonte, è merito del trequartista brasiliano smanioso di colmare il debito di gratitudine con il Diavolo e di riconquistarsi una maglia carioca in vista mondiale.

Non ha niente a che fare con bolliti e bidoni, la decisione di riaprire settori dello stadio di Torino dopo la squalifica per cori razzisti per riempirli con bambini delle scuole calcio. Un’idea così brillante da chiedersi perchè non fosse stata presa prima.  I tifosi “adulti” e le società sono capaci di far disputare una partita in condizione civilmente decorose? Bene. Altrimenti, ci sono frotte di bambini entusiasti di spolmonarsi nell’inneggiare i propri beniamini vedendo un pallone che rotola e undici adulti con la maglia della propria squadra del cuore a rincorrerlo. E potrebbe anche essere meglio.

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