[oblo_image id=”2″]Martedì scorso 6 maggio, presso
la Casa del Cinema di Villa Borghese, ha avuto luogo la conferenza stampa di
presentazione del film “Christine Cristina” Presenti all’incontr Stefania Sandrelli
(al suo debutto nel ruolo di regista), sua figlia Amanda in qualità di attrice protagonista e altri interpreti
rilevanti nella pellicola (Alessandro
Haber, Paola Tiziana Cruciani, Blas Roca Rey, Roberto Herlitzka).
Per prima cosa, si è voluto rimarcare il genere “di nicchia” al quale l’opera cinematografica è irrimediabilmente destinata: essa, infatti, verrà distribuita solo in alcune sale selezionate (esclusi i multiplex) e in non più di 20 copie. Il suo
obiettivo non è quello di fare grandi incassi; per rientrare almeno nelle spese si punterà sul passaparola fra gli amanti dei film storico-culturali e in
costume. Dopo questa breve introduzione, la parola è passata subito in mano a Stefania Sandrelli. Ella ha voluto innanzitutto ricordare il contributo fondamentale al film dello sceneggiatore Furio Scarpelli, recentemente scomparso e coadiuvato nella scrittura di questo suo ultimo copione dal figlio Giacomo, da
Marco Tiberi e dalla stessa Stefania. In questa occasione, egli si era occupato soprattutto della ricomposizione dei testi in versi, cantati poi nel corso dello svolgimento del film dal trovatore Charleton Alessandro Haber. Sebbene sia ancora possibile rinvenire le poesie originali di Cristina da Pizzano, esse non si sarebbero potute utilizzare per il grande schermo poiché di difficile comprensibilità. Le parole della lettera
che l’eroina scrive al figlio nella scena finale, al contrario, non sono state
rimaneggiate in alcun modo. Stefania Sandrelli ha poi cominciato a rispondere con piacere alle domande dei giornalisti presenti al
dibattito.

Come le è venuta l’idea di realizzare un film su una donna vissuta nelMedioevo, ma già così anticonformista?
Tutto è cominciato andando a cercare nel periodo di Natale dei libri interessanti da regalare. Per caso, fra i volumi, scorsi la miniatura di una donna che attirò la mia attenzione. Sono
venuta così a conoscenza della storia appassionante di Christine, il cui corso cambia radicalmente alla morte del marito, del padre e del re Carlo V che proteggeva la sua famiglia. É proprio in questo periodo così difficile della
sua vita che dimostrerà il suo coraggio, la sua caparbietà di non sottomettersi al potere e il suo talento artistico, cominciando a scrivere dei versi alquanto
rivoluzionari per quell’epoca. Del personaggio ho amato proprio
la sua voglia di mettersi in gioco e di affermazione. Ho deciso di fare della sua vicenda un film perché reputo che essa purtroppo sia molto attuale anche nel 2010. Numerose donne ancora sono ridotte a mera merce di scambio, in una
società governata prettamente dagli uomini. In quest’ottica, Christine può
essere vista come una proto femminista e un modello da seguire, visto che è
riuscita a emergere come poetessa già alla fine del Trecento.

La scelta sia dei componenti della troupe che degli attori è stata effettuata direttamente da lei in piena autonomia?
Si, la definizione del cast è una fase di cui mi sono occupata personalmente e a cui ho dedicato molta attenzione.
Devo dire che sono stata molto fortunata, perché gli artisti e i collaboratori che volevo coinvolgere nel progetto erano tutti liberi da altri impegni. Lo storico Lucio Villari, per esempio, mi ha dato una mano a ricostruire nella maniera più realistica possibile il concatenarsi delle vicissitudini di Christine. Per quanto riguarda la qualità estetica, poi, sono stati
importantissimi gli apporti del direttore della fotografia Paolo Carnera, gli abiti in stile, semplici ma accurati, realizzati da Nanà Cecchi e le scenografie di Marco Dentici.
Gran parte delle scene sono state
girate sui set ricostruiti di Cinecittà, mentre altre in spazi all’aperto
situati nella provincia di Roma. Ciò mi ha permesso di scoprire posti davvero
suggestivi della campagna laziale, di cui fino ad ora ignoravo l’esistenza.

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