C’è una squadra che vince sempre. Una corazzata inaffondabile che surclassa regolarmente chiunque si trovi di fronte. E’ orgogliosamente italiana anche se gran parte delle sue stelle sono estere. Forse ha già ammazzato il campionato ancor prima di arrivare alla pausa natalizia. A leggerla così, tanti potrebbero pensare che si stia descrivendo l’Inter di Mancini. Errore. Sbagliata squadra, sbagliato sport. Si tratta del Montepaschi Siena di basket: 13 partite, 13 vittorie. Nell’ultimo turno c’era grande attesa per la sfida con la Lottomatica Roma, seconda forza della A1. Risultato finale: 92-76 e tifosi senesi pronti per la solita festa di fine gara.

Una classifica che si spiega con la perfetta alchimia che si è venuta a creare tra una società economicamente forte, una dirigenza competente, un allenatore preparato ed una rosa di giocatori dal tasso tecnico straordinario. Qualcuno sostiene che i toscani vincerebbero il campionato anche scendendo in campo con le riserve. Ma il trucco sta proprio lì: non ci sono riserve. Il roster di giocatori prevede che i cambi non abbassino il livello della squadra, impossibile trovare un punto debole da attaccare anche quando il quintetto iniziale rifiata in panchina. Campioni dotati di talento purissimo pronti a sacrificarsi per i compagni: il sogno di ogni allenatore. Mai una forzatura in attacco, mai un tentativo di risolvere individualmente la gara. Pianigiani ha costruito una macchina da basket pressoché perfetta. Con la palla in mano gli schemi vengono eseguiti come se si stesse leggendo un manuale di pallacanestro, in difesa non si concede nulla. E tutto viene fatto con la massima intensità, anche quando la partita è ormai in cassaforte e gli avversari sono rassegnati alla sconfitta.

Il capolavoro senese non si spiega solo con i canestri di Mcintire e Lavrinovic, con le penetrazioni di Kaukenas e Ilievski o i rimbalzi di Sato ed Eze. Queste sono solo le singole note, ma è la melodia finale che risulta incantevole per armonia ed equilibrio. Unico pericolo: pensare che sia tutto troppo facile. Ma a Siena sembrano immuni da qualunque calo di concentrazione. Senza dimenticare poi che c’è un sogno ancora più grande da realizzare. Si chiama Eurolega e forse è anche qualcosa di più concreto di un sogno.

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