[oblo_image id=”1″]Chi non è stato almeno una volta attratto dal fascino della nostra Toscana: una natura seducente, spettacolo per gli occhi e per la mente, colori vivaci e profumi inebrianti per conservare tracce di un mondo e di un tempo perduti. Nella provincia di Grosseto, nel cuore della Maremma, poco lontano dal mare, sorge una piccola cittadina medievale, di grande attrazione e interesse artistico e culturale: Capalbio, soprannominata anche la piccola Atene, è una città di rara bellezza. Racchiusi tra le sue mura, si intrecciano i vicoli del paesino in un suggestivo percorso attraverso filari di rose e edere rampicanti. Dalle antiche botteghe artigiane, che esaltano i valori dei butteri e l’eleganza dell’abbigliamento tradizionale toscano, si giunge alle più moderne forme d’arte, suggellate nei vari atelier di artisti che si incontrano per strada o nelle ale del castello che domina il paese. Percorrendo l’originale cammino di ronda della seconda cinta di mura, non si può non rimanere colpiti dal paesaggio che ci si para davanti: le colline coltivate e i vitigni perfetti, e in lontananza il Monte Argentario. Ed è proprio qui, in questo paesaggio soave e romantico, che si nasconde il labirintico Giardino dei Tarocchi, opera grandiosa dell’artista franco-americana Niki de Saint Phalle.

[oblo_image id=”2″]Il Giardino dei Tarocchi si ispira al Parco Güell di Barcellona dell’architetto catalano Antoni Gaudì e ai suoi mosaici policromi, al Parco dei mostri di Bomarzo, ma anche all’opera architettonica dell’austriaco Friedensreich Hundertwasser, alla sua concezione ecologista dell’arte e al suo ideale di armonia tra natura, arte e uomo.

La scultrice e pittrice Niki de Saint Phalle si dedica alla realizzazione di questo fantastico e onirico parco per oltre due decenni, a partire dal lontano 1979, quando si propone di dare forma ai suoi sogni e ai suoi ideali artistici, proiettandoli in questo giardino delle meraviglie. Suo compagno d’avventura in questa impresa è inizialmente Jean Tinguely, scultore noto soprattutto per i “mechanismes”, combinazioni di rifiuti della società industriale messi in moto da congegni ferrosi.

[oblo_image id=”3″]La scelta della Maremma come scenario al giardino non è di certo casuale: il parco deve armonizzarsi con il verde spumoso delle colline della Toscana meridionale, deve mimetizzarsi nel paesaggio. Niki de Saint Phalle ha voluto infatti tenere il suo parco lontano dallo sguardo degli occhi indiscreti del turismo di massa: il giardino deve chiamarci, bisogna cercarlo, perdersi e infine ritrovarvisi catapultati come per incanto.

Ed è così che il parco può conservare tutto il suo alone di mistero e preservare per chiunque lo voglia visitare quella magica atmosfera che si respira al suo interno.

[oblo_image id=”4″]La costruzione del Giardino segue dei principi esoterici che fanno di esso un posto davvero particolare. Le sculture enormi e coloratissime che lo abitano, rappresentano i 22 Arcani maggiori dei Tarocchi. Anche i materiali scelti dall’artista per plasmare le sue opere contribuiscono a creare quel suo suggestivo effetto da fiaba. Le sculture, tutte realizzate in calcestruzzo, sono infatti intarsiate da mosaici in specchio, vetro pregiato multicolore (vetro di Murano) e ceramiche. Tutto è ciò che appare, ma anche il suo opposto: ogni cosa si rispecchia nell’altra e confluisce poi nell’elemento madre di tutto il parco, l’acqua.

Si viene a creare così un gioco di luci, colori, trasparenze e inganni che incanta e stupisce il visitatore.

Il Giardino dei Tarocchi è anche un parco dei divertimenti, in cui si scherza con l’acqua delle cascate, si può salire sulle sculture per guardarle dall’alto e poi ridiscendere al loro interno. Ma soprattutto ci si può fermare ed interrogare gli Arcani, chieder loro un responso, lanciare i dadi e giocare con il destino.

Oltrepassato l’ingresso del parco, firmato dall’architetto ticinese Mario Botta, e il suo muro di cinta, costruito in tufo locale, lo spettatore inizia il suo viaggio. La prima carta che si incontra è “Il Mago”, poi “La Sacerdotessa”, “Il Sole”, “il Mondo”, “La Morte”, e così via, per finire con “La Luna” e “La Temperanza” che chiudono il percorso.

Il giardino è attualmente gestito dalla Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, una fondazione privata voluta dalla scultrice e che si occupa della cura e della manutenzione del giardino.

Niki de Saint Phalle oltre al Giardino dei Tarocchi, che rappresenta sicuramente la sua opera più ampia e impegnativa, ha realizzato la Fontana Stravinsky (1983) dinnanzi al Centro Pompidou di Parigi (insieme a Jean Tinguely). Ha inoltre collaborato alla costruzione del parco-giochi Rabinovitch di Gerusalemme e ha disegnato una fontana per Berlino. Tra le sue opere si possono ammirare le eccentriche, bellissime e ciclopiche Nanà (la più famosa – la Hon, in svedese Lei – fu realizzata nei primi anni ’60 per il museo di Stoccolma), situate in diverse parti del mondo come a voler ricordare la natura multiculturale e poliedrica dell’artista.

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