[oblo_image id=”1″] Chi ama il ciclismo, sa che per ogni corridore che si rispetti ripartire dopo una caduta è un must. Ci si rialza, si convive con il dolore e si accetta di soffrire pur di tagliare il traguardo. Ma mai come adesso, dopo l’ennesimo capitombolo il mondo delle due ruote sembra incapace di reagire: privato di ogni credibilità e tradito dai suoi stessi protagonisti. L’ultimo ad essere finito nella rete dell’antidoping è Emanuele Sella, lo scalatore che aveva trionfato nelle tappe più aspre del Giro d’Italia con fughe infinite. Sembrava il volto pulito del ciclismo: timido a parole, temerario sulla strada nello sfidare le cime più impegnative scatenando la bagarre fin dalle prime rampe. Un controllo a sorpresa voluto dall’UCI, la Federazione internazionale, ha riscontrato la positività al CERA, l’eritropoietina di ultima generazione. La stessa sostanza che era stata ritrovata nei test su Riccardo Riccò scatenando il polverone al Tour de France. E fa uno strano effetto rileggere le dichiarazioni rilasciate allora da Sella: “La positività di Riccò è una sconfitta per tutto il movimento”. Adesso scopriamo che quella frase nascondeva solo ipocrisia. Paradossalmente gli appassionati continuano a rimanere fedeli, ma sono gli addetti ai lavori ad aver perso l’entusiasmo. I direttori sportivi si considerano parte offesa mentre gli sponsor si dileguano. Come si può investire in un mondo che ha perso ogni credibilita? Come è possibile che i corridori non si accorgano di aver portato il ciclismo sull’orlo del baratro?  Controlli sempre più severi, proposte di radiazione, persino conseguenze penali non sono stati sufficienti per far resistere i corridori dalla chimera di una scorciatoia per il successo.Tornano in mente le parole di un modesto velocista belga, Patrick P.: “Se non vinco faccio la fame. Non ho altro mestiere e se smetto di doparmi non vinco più. La droga è un suicidio? E non vincere più che cos’è per un corridore? È peggio”. Se a qualcuno interessa, il ciclismo sta morendo. E se fosse il caso di fermarsi per cercare una disperata cura?

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