[oblo_image id=”1″]Bionda, elegante, raffinata ed ironica. Anne Ducros si presenta a Catania in una forma smagliante e strega il Teatro Sangiorgi gremito nonostante il freddo e la pioggia. Il concerto che si è tenuto il 16 dicembre, ha concluso il cartellone del “Sicily Jazz festival d’autunno”, la rassegna curata dal “Brass Group” diretto dall’infaticabile Renato Lombardo. Sul palco la cantante francese è stata accompagnata da una formazione di musicisti di primo livello: Olivier Hutman al piano, Essiet Okon Essiet al contrabbasso, Bruce Cox alla batteria e l’italiana Ada Rovatti al sax. Una voce duttile sorretta da una tecnica sopraffina avvolge e seduce gli spettatori con i quali l’artista francese gioca e si diverte grazie ad uno spiccato senso dell’ironia. La cantante d’oltralpe dopo “Piano, piano”, il disco che l’ha incoronata regina del jazz vocale europeo, propone la sua ultima fatica: “Urban Tribe”. Spazia con grande abilità e facilità da canzoni non propriamente legate al jazz a composizioni originali colte e raffinate. La voce diventa protagonista indiscussa.

[oblo_image id=”2″]Così rivisita con estrema naturalezza “Sexy Sadie” dei Beatles e “Sitting On The Dock Of The Bay” di Otis Redding, quest’ultima cantata solo con l’accompagnamento del contrabbasso. Il risultato è eccellente. Poi alterna brani inediti, come una composizione del pianista Olivier Hutman, in cui modula la voce con abile maestria. Alla fine acclamata a gran voce concede il bis e coinvolge gli spettatori sulle note ammiccanti di un compositore brasiliano.

Prima del concerto, abbiamo incontratoAnne Ducroscon i suoi musicisti nell’albergo della città etnea che li ha ospitati.

Cosa l’ha stregata del jazz e qual è secondo lei la forza di questa musica?
Il jazz è un modo di fare musica. Ti permette d’inventarti la melodia ogni volta, libera in te una grande forza creativa. Non è mai la stessa cosa, è come una conversazione che si ricrea. Mi permette d’agire d’istinto, di seguire le mie emozioni, di stare in armonia con me stessa e con gli altri.

Ascolta altra musica oltre a questo genere?
Ascolto veramente di tutto, anche perché con una bambina di dodici anni, non posso farne a meno. E’ chiaro che ho delle preferenze ma non amo fare delle rigide divisioni fra i vari generi. Adoro John Coltrane come Mozart e spessoreinterpreto nei miei concerti pezzi c.d. leggeri, cantandoli con il mio stile.

Come nasce la sua ultima fatica discografica?
Per questo disco ho fatto esattamente il contrario di quanto ho fatto in passato per gli altri. Solitamente penso i brani, preparo gli arrangiamenti, li registro e poi li propongo al pubblico in tournèe. Stavolta “Urban Tribe” è nato in giro per il mondo: abbiamo suonato tanto con la band negli ultimi anni viaggiando tra Europa, Giappone e Stati Uniti. Alla fine abbiamo inciso in studio a New York 11 nuove canzoni.

Lei viene spesso in Sicilia, qual è il suo rapporto con quest’isola e con Catania in particolare?
Io amo la Sicilia, mi affascina Siracusa, mi piace Catania tra il mare e l’Etna. Non riesco a resistere alle tante prelibatezze che questa terra offre: arancini, pasta alla norma, cannoli. E poi adoro i siciliani perché non si lasciano travolgere dai ritmi frenetici della vita e non si prendono mai troppo sul serio.

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